Ebbene sì: c’è ed esiste un vero lato oscuro.
Chiariamo innanzitutto qualche concetto, da ripetere tutti insieme:
-la Comunità alloggio è una residenza (non una casa di cura/RSA/clinica ma una vera e propria casa) tesa a soddisfare bisogni e necessità dell’anziano attraverso l’integrazione e la condivisione;
-l’anziano è diretto fruitore dei servizi erogati;
-l’anziano, non interdetto/incapace, stipula un contratto d’ingresso con la Comunità,
-l’anziano, ovvero l’utente, gode della libertà di entrare ed uscire dalla Comunità, nel rispetto e nella piena responsabilità di quanto sottoscritto.
Detto ciò, se è vero che la Comunità è obbligata, di fatto, a far uscire un utente, seppur contrariato, su richiesta della famiglia; non è altrettanto vero che la famiglia sia obbligata al rispetto dell’utente e della Comunità.
La Comunità, come accaduto, qualora abbia la malaugurata idea di tutelare le volontà dell’anziano, rifiutando quindi la richiesta d’uscita alla famiglia, si ritroverebbe infatti al cancello le telecamere di Chi La Visto.
La matrice che ha scaturito la voglia di scrivere l’articolo è stata la campagna di sensibilizzazione in atto, a seguito dell’omicidio della piccola di 18n mesi lasciata sola per sei giorni, sul denunciare i sospetti casi di instabilità psichica & co.
Lo scorso 12 settembre 2021 entrava in Comunità Flavio (nome di fantasia), bisognoso di assistenza, calore e distrazioni.
Flavio è anche affetto da unna lieve forma di depressione mista a demenza senile che, sebbene gli impedisca di autogestirsi, non pregiudica la sua possibilità di condurre una vita serena all'interno di una Comunità.
Flavio non solo si integra perfettamente nel gruppo ma aiuta il prossimo, collabora con lo staff ed è felice di contrastare la noia e la solitudine (suo grande cruccio); la figlia, di riscontro, dimostra fin da subito la sua totale incapacità nel gestire anche le più semplici esigenze paterne (come l'accompagno ad una visita medica) a causa della sua vulnerabilità, instabilità emotiva e altro.
Il 29/04/2022 la figlia di Flavio chiede al Coordinatore se ritenesse opportuno, in vista dello stato di convalescenza del padre (ricoverato dal 23/03/2022 al 19/04/2022), portarlo a fare una passeggiata al parco limitrofe: la giornata è bella e soleggiata, pertanto, la richiesta viene accolta e incoraggiata.
Maria veniva a prendere il padre, non molto entusiasta di uscire di Comunità, intorno le 14.00.
Intorno le 18.00, non vedendolo rientrare, il Coordinatore contattava la figlia per ricevere informazioni sul rientro e solo all’ora le venivano rese note le sue vere intenzioni, ovvero trattenerlo (senza indicazioni circa i trattamenti paterni) per non farlo più rientrare in Comunità.
Allertato il numero d’emergenza, sia per le modalità di uscita che il profilo di Maria, le forze dell’ordine si limiteranno a verificare che Flavio dorme in casa della figlia, senza appurare la dinamica del sequestro e/o a diffidarla a riportare il padre in Comunità.
Flavio non solo amava la vita in Comunità ma era perfettamente conscio dei suoi bisogni e soprattutto dei limiti della figlia: Flavio è stato ingannato con una passeggiata e spogliato del suo diritto alla salute e all’assistenza, pur avendo piena capacità economica e mentale di potersi garantire ciò che più desiderava.
Dalle 14.00 del 29/04/2022 di Flavio si sono perse definitivamente le tracce: ad oggi di lui ci restano solo i scatti di quelle foto che lui tanto amava.
Il servizio sociale e le forze dell’ordine hanno chiuso il caso, probabilmente senza averlo preso mai in considerazione.
Questo è il vero lato oscuro delle case di riposo che nessuno vi dirà mai.
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