Conscia che la mia esperienza non cambierà di una virgola l’attuale status quo né la vita di Oscar, racconto quanto accaduto lo scorso 08/03/2022.
Intorno le 12.30 ho preso posto, in compagnia di mia madre, al corner di pasta e pizza e ordiniamo una diavola e una prosciutto cotto e olive.
Invogliata dagli ingredienti suggeriti dal menu, chiedo se possono aggiungere, come già capitato, lo squacquerone, già presente nel loro tagliere.
Mi viene prontamente risposto dalla cameriera che non sono concesse variazioni; insisto spiegando -e confidando nella logica- che, se un prodotto è fisicamente disponibile per altri piatti, non sussistono ostacoli oggettivi che ne impediscano la declinazione in altri utilizzi, ma nulla la smuove.
Parlo allora con la Manager di sala, diversa dalla solita, la quale spiega che, essendo martedì (???) ed essendo in programma un grandioso evento serale (???), i prodotti sono limitati -all’interno di Eataly, dove le eccedenze si svendono: a quest’affermazione non ho potuto far altro che rispondere, sorridendo, che tutto ciò non poteva essere plausibile considerando che, se avessi ordinato un tagliere, lo squacquerone sarebbe stato puntualmente servito.
Preciso, seppur sotteso, di aver anticipato fin da subito che avrei provveduto al pagamento supplementare della variazione richiesta.
Ad ogni modo, colma di fame e d’aspettative, soprassediamo.
Arrivate le pizze l’incantesimo di spezza: la diavola è una fredda margherita con 5 rondelle di salame in barba alle belle diavole di un tempo ricoperte di fresca e profumata ventricina piccante; la cotto e olive è una -sempre fredda- margherita bianca con un cucchiaio di buone olivette violentate da 5 fette del ricordo (il finale) del prosciutto cotto San Giovanni collageniche, grasse e dall’odore pungente.
In cassa, fatto presente il disappunto, mi sarei aspettata una dimostrazione concreta di solidarietà -il classico sconticino che forse resta al ristoratore l’unica arma con cui difendersi simbolicamente dal cliente insoddisfatto; invece si è limitato tutto ad una manciata di parole e a una strisciata di carte, sia di credito che di Eataly.
Finito l’episodio cambiamo pagina.
Ci godiamo lo shopping all’interno di Maison Eataly e arriviamo in cassa; qui chiedo di passare la Eataly card e di farmi fattura ma ricevo l’ennesimo secco “NO” in quanto le cose non sembrano compatibili: a nulla è valsa la narrazione della mia esperienza online in cui posso accumulare/scalare punti e chiedere contestualmente l’emissione di fattura.
Certo è che il mio 8 marzo 2022 -e quello di mia madre- si è rivelato un flop, coerentemente all’andamento socioeconomico degli ultimi 2 anni.
Eataly l’ho vista crescere e con essa ho assistito al suo declino, come confermatomi anche dagli stessi nomi che hanno contribuito in maniera determinante a farne motivo d’attrazione; tuttavia, laddove fino a qualche mese fa era circoscritto al solo servizio, oggi il calo qualitativo ha pervaso tutto: della fama è rimasta l’ombra e di attraente solo il profumo del pane appena sfornato.
L’8 marzo, buttando poco più di 36.00€ per due pizze e due calici di rosé, ho maturato la consapevolezza che anche il rispetto per il cibo è andato a farsi benedire; la domanda, quindi, sorge spontanea: perché ostinarsi a dare una seconda possibilità solo per il ricordo dei bei vecchi tempi?
Quel che fa tristemente riflettere è che non sono rari i casi di aziende -specie nel settore servizi- la cui filosofia, con il tempo, è andata livellandosi con lo standard qualitativo più basso proposto dal settore d'appartenenza: quando toccheremo il baratro?
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